sabato 31 dicembre 2011

Il posto maledetto di Candido Rizzi (Youcanprint)





















Una giovane donna viene trovata priva di vita nella sua abitazione in località Fucine, località che dista un chilometro dal paese di Cavizzana, dove un tempo si lavorava il ferro, ecco il perché del toponimo Fucine. Questo fatto di cronaca ha destato ancestrali paure e tristi ricordi di quel posto, il posto maledetto, a detta degli anziani del paese. L’avvicendarsi di altre morti e di fatti negativi avvenuti sempre in questo luogo, mi ha spinto a una ricerca storica, che mi ha portato alla conoscenza di una maledizione lanciata dal prete del paese nel lontano 1813, per colpa di una bella donna, tanto bella, tanto spietata e cinica, amante della ricchezza e di se stessa più di ogni altra cosa. Questo romanzo racconta di un giovane ricco che, dopo negative vicissitudini, da Brescia si trasferisce a Masi di San Martino (Cavizzana) e qui costruisce delle fucine, appro­fittando della risorsa idrica del posto. La ­fiorente attività attira operai, fabbri ferrai, maniscalchi, dando loro la possibilità di avere uno stipendio, quindi disponibilità di denaro, cosa rara a quei tempi, poiché si usava il baratto come moneta. Una bella e avida donna, sposata in terze nozze con un vecchio e ricco commerciante, dotata di uno spiccato senso degli a‑ffari, intuisce la possibilità di arricchirsi alle spalle degli ignari operai. Apre alle fucine una locanda, che presto diventerà una casa da gioco e di piacere, dove i malcapitati operai dissiperanno i loro stipendi. Ma a questa donna la ricchezza non basta, s’innamora del giovane imprenditore Tobia, il quale però non corrisponde essendo lui, a sua volta, innamorato di una giovane e bella abitante del villaggio, con la quale vuole unirsi in matrimonio. La bella e per­fida locandiera farà di tutto per impedire che questo accada, sarà l’eterna lotta del bene contro il male, dell’egoismo contro l’altruismo, dell’odio contro l’amore. Nel romanzo, gli elementi della natura avranno un ruolo determinante, soprattutto il vento che, in una magica sequenza, farà da ­filo conduttore in circostanze misteriose.


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venerdì 30 dicembre 2011

"Underworld: Il risveglio 3D"

 
 
 
Il primo trailer ufficiale in italiano di "Underworld: Il risveglio 3D", quarto film della saga horror con protagonista Kate Beckinsale (dal 20 Gennaio 2012 nei cinema italiani).
Dopo essersi risvegliata da un coma durato quindici anni, Selene scopre di avere una figlia quattordicenne di nome Nissa, metà vampira e metà lycan. Dopo essersi riunita a sua figlia, le due uniscono le forze per impedire alla BioCom di creare dei super lycan letali.
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mercoledì 28 dicembre 2011

Ritorno a Città di Solitudine di Giovanni Sicuranza (Youcanprint)

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Dopo la morte del custode del cimitero, tra le nebbie del paese di Fine Viaggio un nuovo rito di commemorazione dei defunti ha preso forma. Un'inchiesta è in corso, perchè a Fine Viaggio si muore in modo insolito. E in modo insolito si conservano i cadaveri. L'indagine mostrerà come la vita ha decine di fragili volti e come ciò che meglio riesce all'uomo è morire. In modo dolce, drammatico, violento, grottesco. Quando tutto sarà terminato, quando le storie degli abitanti di Fine Viaggio saranno svelate nella loro follia, allora la morte giocherà un'ultima beffa. Ai protagonisti. E ai lettori. Il romanzo è il seguito di "Storie da Città di Solitudine e dal Km 76".
L'autore -  Giovanni Sicuranza è nato a Gravedona (CO) nel 1967, e risiede a Casalecchio di Reno (BO). Medico Legale, ha svolto il ruolo di Consulente della Procura di Bologna e di Brescia e del Tribunale del Lavoro di Bologna. Attualmente si occupa in prevalenza di Medicina Sociale.  Nel dicembre 2006 è uscita la sua prima raccolta di racconti dal titolo "maschere" (Giraldi Editore, Bologna), scritta con lo pseudonimo di homo interrogans e con le prefazioni di Eraldo Baldini e Valerio Evangelisti. Nello stesso periodo il suo racconto "Previsioni" è stato pubblicato nell'antologia "Tropico d'asfalto ed altri racconti" (Edizioni EDUP). Nell'estate 2007 è presente con un racconto, "Penombre", nell'antologia "Il delitto si tinge di verde", Orione Editore. Nello stesso anno, un altro suo racconto, "Il museo delle cere", è presente nell'antologia noir "La legge dei figli", con prefazione di Giancarlo De Cataldo, Meridiano Zero Editore.  Ancora nel 2007, il racconto "L'ordine delle cose" compare nell'antologia "Giallo Scacchi", Edizioni Ediscere.  A novembre 2009 è uscito il suo primo romanzo, "Quando piove", Edizioni Montag.  Nel giugno 2010 sono stati pubblicati due suoi racconti, "Riflessi" e "12", rispettivamente per l'antologia "365 racconti erotici per un anno", Delos Books Editore e per l'antologia "I sentieri del cuore", Montag Editore.  Dicembre 2010: "Storie da Città di Solitudine e dal Km 76", Youcanprint Editore, ha un buon riscontro di critica e pubblico.  Nel 2011, con il racconto "Lasciate che tornino a me", è presente nell'antologia "365 racconti horror per un anno", Delos Books Editore; in estate pubblica la prima raccolta di poesie, "Uomo senza meta", con La Feltrinelli e Ilmiolibro.it (Gruppo Editoriale l'Espresso). Novembre 2011: il seguito di "Storie da Città di Solitudine e dal Km 76" è "Ritorno a Città di Solitudine"; ancora Youcanprint.it-Borè s.r.l. 
 
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martedì 27 dicembre 2011

I prodromi della diffusione del simbolismo occulto di Carlo Brevi


























Un filosofo si recò un giorno da un Maestro zen e gli disse:
“Sono venuto ad informarmi sullo Zen, su quali siano i suoi principi e i suoi scopi”.
“Posso offrirti una tazza di tè?” gli domandò il maestro. E incominciò a versare il tè da una teiera. Quando la tazza fu colma, il maestro continuò a versare il liquido, che traboccò.
“Ma che cosa fai?” sbottò il filosofo, “non vedi che la tazza è piena”?
“Come questa tazza,” disse il maestro, “anche la tua mente è troppo piena di opinioni e di congetture perché le si possa versare dentro qualcos’altro… come posso spiegarti lo Zen, se prima non vuoti la tua tazza?”

Ornamento e delitto - Correva l’anno 1908 e l’architetto Adolf Loos dava alle stampe un libro destinato a diventare un classico del movimento moderno, mettendo per iscritto, per la prima volta, uno dei fondamenti della cultura del novecento. Io ho scoperto e donato al mondo la seguente nozione: l'evoluzione della civiltà é sinonimo dell'eliminazione dell'ornamento dall'oggetto d'uso. Il libro di Loos si intitolava Ornamento e delitto, e già dal titolo delineava con chiarezza il pensiero di fondo che lo animava. Loos, quindi, rileggendo la storia dell’arte e dell’architettura in occidente individuava nell’ornamento una delle caratteristiche estetiche che necessariamente avrebbero dovuto far parte del passato, un qualcosa che non sarebbe più dovuto entrare nel bagaglio culturale dell’uomo moderno, l’uomo che si sarebbe mosso nel XX secolo. Nella visione di Loos l’ornamento negli oggetti di uso rappresentava un fattore ridondante, un di più che finiva per pregiudicare la funzionalità dell’oggetto stesso; tale funzionalità diveniva quindi l’unico punto di riferimento nella progettazione e nella costruzione di un manufatto (o di un edificio); una sedia doveva servire per sedersi, ed era inutile “arricchirla” con incisioni o ghirigori; occorreva piuttosto studiarla in modo che si adeguasse nel migliore dei modi all’anatomia dell’individuo. Lo stesso discorso andava fatto per ogni oggetto d'uso: era necessario concentrare tutte le energie sulla “praticità”, ed eliminare tutto il superfluo. Questo fu, in sintesi, il principio del pensiero del movimento moderno che si diffuse e divenne predominante in occidente nel campo dell’architettura e del design all’incirca agli inizi del XX secolo L’eco di tale movimento è giunto attraverso diverse fasi ed alcune evoluzioni fino ai giorni nostri: se le sedie dei nostri uffici puntano maggiormente sul confort piuttosto che sull’estetica, se i nostri tavoli sono lisci e squadrati, se le linee semplici predominano in quasi tutti i nostri oggetti quotidiani, molto di questo lo dobbiamo alla diffusione ed al successo del movimento moderno.
D’altra parte, basta fare un semplice paragone con una scrivania del XVII secolo con una contemporanea per rendersi conto del cambiamento del gusto intercorso: così come noi potremmo giudicare “pesante” e “ridondante” un mobile dell’ancien regime, allo stesso modo un uomo colto di quell’epoca troverebbe le creazioni del nostri migliori designer incredibilmente povere e spoglie, pressoché “nude”. Sicuramente non fu certo Adolf Loos colui che impose tale passaggio, trattandosi di un processo culturale e di costume già avviato, ma nondimeno a lui va il merito di aver messo per iscritto e descritto, con lucidità e precisione, il fondamento del sentimento che si andava diffondendo.
Come spesso accade nei processi culturali tale rivoluzione estetica ebbe bisogno di parecchi decenni per affermarsi anche ad un livello popolare; ancora negli anni 70 (e in parte ancora oggi) venivano considerati “moderni” oggetti pensati e sviluppati negli anni 20 e 30, conosciuti e diffusi all'epoca all'interno di una ristretta cerchia di intellettuali.
La celebre scuola del Bauhaus a cavallo tra le due guerre fu il massimo punto di espressione del movimento funzionalista, e la sua attività influenzò definitivamente la concezione estetica di tutto il XX secolo: nel campo del design, i progetti e le sperimentazioni di tale scuola divennero nei decenni successivi i modelli da seguire per la definizione degli oggetti quotidiani delle popolazioni occidentali, e non solo, e ancora oggi vengono studiati nelle facoltà di architettura e di disegno industriale.
Tale movimento di “purificazione”, di liberazione dal superfluo, fu quindi un processo percepito, teorizzato ed infine applicato da una elite di studiosi ed intellettuali nel campo delle scienze applicate, ed in seguito diffuso a livello popolare nel corso di diversi decenni.
L'oblio del Simbolismo - La diffusione di questa nuova sensibilità estetica nel campo del design e dell'architettura a sua volta era parte di un processo ancora più grande, un cambiamento che traeva origine dalle grandi rivoluzioni sociali e scientifiche del XIX secolo e che avrebbe portato ad eliminare tutto ciò che risultava “superfluo” e “non funzionale” nella stessa esistenza dell'uomo.
Fino ad allora l'uomo aveva infatti convissuto con un immaginario mitico-religioso che lo portava a credere nell'esistenza di entità e realtà non direttamente percepibili con i cinque sensi.
Le nuove scoperte della scienza e della fisica, così come la diffusione del materialismo e del razionalismo e la crisi delle religioni secolari, offrivano ora un nuovo paradigma, l'immagine di un nuovo mondo in cui nulla esiste oltre ciò che appare, poiché solo ciò che è osservabile e misurabile esiste realmente. Fu solo in un contesto simile che le idee del modernismo nell'arte e nel design poterono diffondersi adeguatamente: improvvisamente, tutta quella lunghissima tradizione di segni e simboli con i quali gli uomini avevano integrato le loro creazioni divennero delle semplici “decorazioni”, ornamenti che agli occhi dei moderni non avevano altra funzione se non minare la funzionalità dei loro “strumenti”. Questo fu storicamente il momento in cui in occidente il significato e la funzione del simbolismo cadde nell'oblio, il momento in cui una forma di linguaggio millenaria veniva dimenticata dalla maggioranza della popolazione. Nelle nostre scuole, ad esempio, si insegna come il ricco simbolismo delle chiese medioevali fosse un modo per trasmettere ad una popolazione analfabeta importanti nozioni di carattere sociale e religioso, e non ci si sofferma mai abbastanza sul fatto che persone senza la minima istruzione potessero perfettamente comprendere immediatamente un linguaggio che noi possiamo cogliere in minima parte solo a seguito di lunghe analisi e approfonditi studi. Il simbolismo, quindi, in tutte le sue forme, divenne pressoché incomprensibile ai più, e quello che rappresentava un vero e proprio codice di conoscenze fisiche e metafisiche venne considerato una sorta di decorazione, creazioni che tuttalpiù potevano possedere un valore artistico. Lo stesso Loos sosteneva che l'uso di simboli, di ornamenti, è una chiara espressione di culture non ancora propriamente civilizzate, culture “barbare”, antiche usanze che la modernità avrebbe definitivamente accantonato, e questo suo pensiero era pressoché condiviso da tutti gli esponenti del movimento moderno, i fautori dell'etat d'esprit che avrebbe caratterizzato il XX secolo.

L'Esoterismo dei materialisti  - Paradossalmente, ma solo in apparenza, questo processo di “purificazione” si sviluppava in parallelo con la diffusione di numerosi movimenti “esoterici”, ordini iniziatici in cui lo studio del simbolismo ricopriva un ruolo fondamentale. Gli ultimi anni del XIX secolo e i primi del XX furono infatti gli anni della massima espansione dello spiritismo, di movimenti quali la Teosofia e la Golden Down, il Martinismo e il neo-gnosticismo, movimenti che rientrano in quel grande revival del misticismo che René Guénon ben sintetizzò con il termine “Neospiritualismo”. A tali movimenti si deve ovviamente aggiungere la massoneria moderna, ed è bene ricordare che a tali ordini iniziatici aderirono i massimi esponenti della cultura e della politica dell'occidente. La situazione culturale dell'epoca quindi presentava una immagine oltremodo interessante: mentre da una parte le masse venivano introdotte al materialismo ed al “razionalismo”, per mezzo dell'arte, dell'architettura e sopratutto dell'istruzione, dall'altra parte la medesima elite che diffondeva questo nuovo e rivoluzionario sentire si dedicava allo studio di quello stesso simbolismo che ufficialmente veniva denigrato e retrocesso a semplice vezzo artistico di epoche culturalmente “barbare”.
In verità, oggi sappiamo che la ricerca esoterica e le aspirazioni iniziatiche non furono mai abbandonate dalle elite culturali e politiche. Quello che invece era mutato era il punto di riferimento attorno a cui si muovevano tali ricerche: lo sguardo dall'alto si era progressivamente spostato in basso. Il simbolismo tradizionale era indissolubilmente legato ad una visione del mondo spirituale, tutto l'insieme di questo linguaggio universale mirava a descrivere il rapporto degli esseri umani con le realtà superiori. Al contrario, nel neospiritualismo moderno lo studio del simbolismo ha come fine il raggiungimento di presunte “possibilità” che la codifica di questi linguaggi può aprire al singolo o ad un gruppo di iniziati. Possibilità “terrene”, materiali, laddove si tenta di sfruttare presunte forze non-fisiche per ottenere benefici contingenti.
Per tale motivo, tra l'altro, il termine esoterismo risulta improprio se associato alle correnti neo-spiritualiste, dal momento che l'esoterismo in sé rappresenta una via di conoscenza che porta ad una maggiore comprensione delle realtà sensibili e non sensibili. Più opportuno, di conseguenza, appare l'uso del termine “occultismo” per descrivere tali movimenti, laddove per occultismo si intende il tentativo di manipolare forze ed entità non fisiche per il raggiungimento di obbiettivi materiali.
Tuttavia, questo oblio del simbolismo verificatosi nel XX secolo a livello popolare rappresentò solo un passaggio di un processo ancora più ampio, un processo che a partire dagli ultimi decenni del 900 entrò in una fase molto più avanzata. Lo scopo ultimo delle elite di potere non è mai stato quello della diffusione del materialismo e del positivismo estremo: queste ideologie già oggi appaiono alquanto superate. La propagazione del materialismo fu invece un passaggio essenziale per rendere le masse pronte a recepire la diffusione della nuova religione che maturava nei circoli iniziatici e nelle logge frequentate dall'elite più consapevole dei cambiamenti in gioco.
In tali circoli non si è mai smarrita la fede nella “potenza” dei simboli, una fede che poco aveva a che fare con lo studio del simbolismo tradizionale: per tali movimenti l'uso del simbolismo ha infatti  uno scopo prettamente pratico. All'interno di una serie di credenze in fin dei conti “meccaniciste”, i propagatori del neo-spiritualismo moderno sono convinti di poter far uso del linguaggio dei simboli per comunicare la loro visione del mondo e condizionare le popolazioni bypassando la loro sfera razionale, raggiungendo così i loro scopi in maniera più efficace.
E per poter diffondere questo nuovo tipo di linguaggio era necessario, come si è visto, che la antica concezione tradizionale del simbolismo venisse prima dimenticata. Era necessario fare tabula rasa delle antiche conoscenze, per poter così meglio diffondere un nuovo paradigma. In questo modo, possiamo oggi osservare intorno a noi una vera e propria “invasione” di un simbolismo trasfigurato senza che la maggioranza delle persone possa coglierne il significato. I principali mezzi di diffusione di questo revival simbolista sono ovviamente il cinema e sopratutto la musica popolare, in particolar modo quella rivolta ai più giovani, dal momento che è opportuno che l'indottrinamento parta il prima possibile. Occhi onniveggenti che spuntano ovunque, triangoli e pentacoli, tematiche luciferiane e riferimenti a presenze psichiche sono diventati elementi della cultura popolare, mentre la loro reale valenza non viene colta e si interpretano quali semplici forme di “espressione artistica”, come d'altra parte teorizzavano i precursori del movimento moderno cento anni fa. (l’opera riproposta in questa sede è di Benjamin Long)

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lunedì 26 dicembre 2011

IL SOGNO DI TALITHA. I REGNI DI NASHIRA VOL. 1 di LICIA TROISI (Mondadori)





















Nashira è un mondo in cui l'aria è il bene più raro: solo gli immensi alberi che ricoprono l'impero di Talaria possono produrla e un'arcana pietra è in grado di trattenerla. Tutte le città vivono alla loro ombra, e un antico dogma impedisce agli abitanti di osservare direttamente il cielo e i suoi due soli. È così che Talitha, figlia del conte del Regno dell'Estate, è sempre vissuta, finché la morte improvvisa dell'amata sorella non la costringe a prendere il suo posto in monastero. Ma Talitha è una combattente e quella vita, con i suoi intrighi e le sue proibizioni, le va stretta: il suo destino è la spada, e con il fedele schiavo Saiph progetta di fuggire. Non sa ancora che le sacerdotesse proteggono un segreto: il mondo sta per essere distrutto, minacciato da un male che presto trasformerà ogni cosa in un incubo di fuoco, e solo un essere di razza sconosciuta, imprigionato e nascosto come eretico, sa come salvarlo. In un universo rigidamente diviso tra schiavi e uomini liberi, fede e dubbio, verità e oscurantismo, Talitha dovrà affrontare un viaggio fino alle terre più fredde di Talaria e trovare l'unica risposta in grado di salvare Nashira.

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venerdì 23 dicembre 2011

Un Natale in Holmes di Perry Anne, Estleman D. Loren, e altri (Gargoyles Books)






















“Sherlock Holmes va risolvendo casi e deliziando lettori da oltre un secolo. Dai suoi appartamenti al 221B di Baker Street, il piu' grande detective del mondo ha guidato un pubblico entusiasta attraverso una serie di casi che non hanno uguali in letteratura. Gargoyle presenta Un Natale in Holmes, una straordinaria raccolta di racconti, scritti dai piu' conosciuti autori del genere, in cui al buio del mistero si contrappongono le mille luci del Natale. Gli autori: Anne Perry, Loren D. Estleman, Carole Nelson Douglas, Reginald Hill, Barbara Paul, Gillian Linscott, Gwen Moffat, Jon L. Breen, J.N. Williamson, John Stoessel, William L. DeAndrea, Bill Crider, Edward D. Hoch, Carolyn Wheat.”

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giovedì 22 dicembre 2011

Il condizionamento nel Mondo Nuovo e l’esperimento di Pavlov di Carlo Brevi

















Nel romanzo Il Mondo Nuovo di Aldous Huxley, ambientato in un ipotetico futuro, viene descritta una società distopica perfettamente pianificata, una società in cui la stabilità è raggiunta per mezzo dell’ingegneria genetica, del precoce condizionamento attuato sugli individui sin dalla più tenera età e mediante l’annullamento delle libertà personali. In tale società, rigidamente divisa in caste, vi è quindi necessità di una forza lavoro che svolga mansioni con differenti gradi di specializzazione; di conseguenza, per fare in modo che nessuno sia scontento della propria posizione, ad ogni individuo viene riservata sin dalla più tenera età una diversa formazione. Nei casi delle caste inferiori, i gamma e i delta, questa formazione sarà anche finalizzata nel mantenere basso il quoziente intellettivo dei soggetti, dal momento che coloro che sono preposti allo svolgimento dei lavori più umili è bene che non si rendano conto della loro situazione, e non sviluppino alcun sentimento di invidia nei confronti delle classi privilegiate. Nel romanzo, tra le altre cose, vengono descritti alcuni dei metodi con cui i bambini delta vengono condizionati affinché sviluppino determinate inclinazioni e delle particolari predilezioni. Ad esempio, nei primi mesi di età, vengono posti di fronte a dei libri e a dei fiori, ed ogni volta che li toccano vengono investi da una scossa elettrica. Il regime infatti ritiene  sconveniente che i bambini sviluppino interesse per la lettura, dal momento che l’ignoranza è essenziale per mantenere la popolazione sotto controllo; allo stesso modo viene osteggiato un eccessivo amore verso la natura, poiché i cittadini che amano trascorrere il loro tempo all’aria aperta non spendono e non stimolano l’economia. Huxley, nell’immaginare il condizionamento violento per mezzo delle scosse elettriche, si rifà evidentemente ai celebri studi del dottor Ivan Pavlov. Ivan Pavlov, come è noto, mentre svolgeva degli esperimenti con l’aiuto di un cane aveva osservato come la salivazione dell’animale aumentasse alla vista del cibo, come normalmente ci si poteva aspettare. Il cibo in questo caso venne chiamato stimolo incondizionato, e la salivazione del cane riflesso incondizionato. Nel proseguire con l’esperimento, Pavlov iniziò a suonare un campanellino ogni volta che portava del cibo al suo cane, finché l’animale associò la presenza del cibo con il suono. In seguito, Pavlov scoprì che il suono del campanellino, da solo, era sufficiente per innestare la salivazione del cane, anche senza la presenza del cibo.
Il suono del campanello divenne lo stimolo condizionato, mentre la salivazione indotta da questo suono, e non dal cibo, venne detta riflesso condizionato. E’ utile qui notare che la salivazione non è una operazione controllata dalla parte razionale della mente, ma si tratta invece di un processo inconscio che si verifica a prescindere dalla volontà dell’individuo, negli animali così come nell’uomo. L’esperimento di Pavlov, di conseguenza, registrò in maniera “scientifica” una delle caratteristiche principali del mondo animale, uomo incluso, ovvero la capacità della componente inconscia di elaborare i dati del mondo esterno per “associazione”.
Il meccanismo dell’associazione - Tutti gli esseri umani sperimentano inconsciamente il meccanismo dell’associazione nella loro vita quotidiana. Quando ad esempio associamo un profumo particolare ad una persona a noi cara, ed in seguito il solo odorare quel profumo ci provoca sentimenti positivi. Oppure nell’istintiva repulsione che proviamo nei confronti della sveglia che interrompe il nostro sonno ogni mattino, anche quando è silenziosa, così come nella gioia provata nell’osservare un particolare oggetto, insignificante per gli altri, che abbiamo associato con un momento carico di sensazioni. E’ importante sottolineare che il processo dell’associazione avviene in maniera del tutto inconscia, ed agisce ad un livello molto più profondo dell’attenzione razionale.
 Occorre ricordare anche che l’apparenza, ovvero il modo in cui la realtà si mostra, gioca un ruolo molto più importante di quanto siamo portati a credere per quanto riguarda la nostra capacità di analizzare il mondo circostante, Quando ad esempio incontriamo una persona, prima di parlarle e conoscerla la nostra parte inconscia ha già elaborato una sua precisa opinione, sempre attraverso il meccanismo della associazione, e la nostra parte razionale ed analitica interviene solamente in un secondo momento; se la prima impressione è negativa, dovrà passare molto tempo prima che il “parere” espresso dalla parte razionale possa mutarla, mentre se il primo giudizio è positivo, per lungo tempo i segnali negativi verranno accantonati e sminuiti dalla parte razionale.
Questa sorte di giudizio non ha nulla a che fare con l’intelligenza di una persona o la sua “apertura mentale”, tipica di chi è convinto di non giudicare mai dall’apparenza, proprio perché riguarda la nostra parte inconscia ed istintiva. Un esempio aiuterà a comprendere meglio questi meccanismi: una conoscente, persona istruita ed amabile, trovava insopportabile la vista di un certo telecronista sportivo, giudicandolo persona estremamente antipatica ed irritante, senza che il comportamento del giornalista avesse mai dato adito a questo giudizio. Un giorno, rivedendo le immagini di una tragedia successa molti anni addietro in una partita di calcio, la conoscente riconobbe la voce del telecronista, e si rese conto che la sua avversione nei suoi confronti era provocata dal fatto che aveva associato la sua voce alle tragiche immagini che da bambina aveva osservato alla televisione.
Rifacendoci alla terminologia utilizzata da Ivan Pavlov, possiamo affermare che in questo caso la tragedia è lo stimolo incondizionato (quello che per il cane era la visione del cibo), la voce del telecronista è lo stimolo condizionato (il suono del campanellino), e il sentimento di repulsione all’udire il giornalista è il riflesso condizionato. Ovviamente, questo processo psicologico non rappresenta una scoperta di Pavlov, ma a lui va il merito di averlo dimostrato “scientificamente”, ovvero secondo i parametri della ricerca moderna.
L’apporto della psicanalisi, da Freud a Le Bon - Pochi anni prima di Pavlov, un’altra disciplina propriamente moderna, ovvero la psicanalisi, sulla cui qualità scientifica è lecito dubitare, tentò di studiare le modalità attraverso le quali funzionava la psiche degli esseri umani, ponendo l’attenzione su quella sua componente che da allora venne chiamata “inconscio”.
L’idea di fondo di tale disciplina sosteneva che la maggior parte dei problemi psicologici delle persone era originata da traumi irrisolti, vissuti dall’individuo e rimossi dalla componente cosciente della psiche, ma ancora presenti a livello inconscio. Si pensava che aiutando il paziente nel ricordare e “far riemergere” il trauma si potesse dargli la possibilità di affrontarlo e risolverlo definitivamente. L’opera di Sigmund Freud e del suo allievo dissidente Jung ebbe un enorme diffusione nel XX secolo, ed influenzò in maniera decisiva il pensiero e l’immaginario collettivo. La psicanalisi gode tuttora di enorme popolarità, e gode anche dello status di “disciplina scientifica”, nonostante molti si dichiarino scettici riguardo la sua reale efficacia. Ma se l’aspetto curativo di questa scienza suscitò sin dalla sua nascita enormi perplessità, ad una parte dell’apparato teorico della psicanalisi venne invece riservata una grande attenzione da persone che occupavano posizioni di grandi responsabilità, persone che avevano interesse nel comprendere come effettivamente la psiche e la mente umana funzionano. Fu questo il caso di Edward Bernays, nipote di Sigmund Freud, uno dei pensatori che maggiormente contribuì a plasmare la mentalità dell’uomo contemporaneo. Bernays, rifacendosi all’opera di Freud e di Gustave Le Bon, un altro studioso che diede un enorme apporto alla comprensione di questi meccanismi, operò affinché tali studi potessero trovare una applicazione pratica su vasta scala. Occorre quindi, prima di procedere con l’analisi dell’opera di Bernays, ricordare la grande importanza, ancora troppo poco nota, che ebbero le ricerche dello psicologo Gustave le Bon, che nel 1895 diede alle stampe il fondamentale Psicologia delle folle. In tale scritto, Le Bon analizzava il comportamento sviluppato dalle persone nel momento in cui formano dei gruppi più o meno numerosi, arrivando a sostenere che all’interno di una folla emerge e prende il soppravvento una sorta di “coscienza collettiva” indipendente da quella dei singoli che la compongono, una coscienza che risponde a dettami “inconsci”, sentimenti che possono essere abilmente guidati da personalità carismatiche che sono in grado di comunicare direttamente con questa enorme “coscienza”. L’opera di Le Bon venne attentamente studiata dai maggiori dittatori del XX secolo: Mussolini riteneva “psicologia delle folle” un testo imprescindibile per un leader di governo, così come Hitler e Stalin. Edward Bernays, quindi, dopo aver a studiato i testi di Freud e di Le Bon, sul finire dell’ottocento si trasferì in America e si dedicò al perfezionamento della scienza della persuasione nota come propaganda.
Edward Bernays, dal razionale all’inconscio - Quelli che manipolano il meccanismo nascosto della società costituiscono un governo invisibile che è il vero potere che controlla. Noi siamo governati, le nostre menti vengono plasmate, i nostri gusti vengono formati, le nostre idee sono quasi totalmente influenzate da uomini di cui non abbiamo mai nemmeno sentito parlare. Questo è il logico risultato del modo in cui la nostra società democratica è organizzata. Un vasto numero di esseri umani deve cooperare in questa maniera se si vuole vivere insieme come società che funziona in modo tranquillo. In quasi tutte le azioni della nostra vita, sia in ambito politico o negli affari o nella nostra condotta sociale o nel nostro pensiero morale, siamo dominati da un relativamente piccolo numero di persone che comprendono i processi mentali e i modelli di comportamento delle masse. Sono loro che tirano i fili che controllano la mente delle persone …Coloro che hanno in mano questo meccanismo, costituiscono il vero potere esecutivo del paese.” Bernays lavorò per il governo americano e per l’apparato industriale, e nel campo della propaganda e della pubblicità ottenne i suoi più grandi successi, perfezionando quel particolare meccanismo tuttora usato dai creatori d’opinione. Prima di Bernays, la pubblicità si concentrava nell’elencare le qualità e i benefici dei prodotti reclamizzati: di una bibita si diceva che fosse dissetante, di un abito che era resistente, di un particolare attrezzo si elencavano i modi d’uso, e così via.
Ci si rivolgeva, in altre parole, alla parte razionale, cosciente, della mente del consumatore.
Edward Bernays rivoluzionò questo meccanismo, e comprese che un prodotto avrebbe potuto essere maggiormente venduto se si rendeva appetibile al consumatore rivolgendosi alla sua parte “inconscia”. Il prodotto quindi non doveva essere presentato per le sue intrinseche qualità, ma doveva essere proposto in associazione con un sentimento positivo, con una promessa di felicità, con uno stile di vita agognato. Nel pubblicizzare un biscotto non bisognava soffermarsi sulla sua bontà o sulle sue qualità nutritive, ma occorreva mostrare una famiglia felice in una bella casa che con quel biscotto prendeva la sua prima colazione.
Di una automobile non si doveva fare una lista delle sue prestazioni, ma ritrarla in un paesaggio aperto e solare che suggerisse un senso di libertà. Bernays, in altre parole, non fece altro che unire gli studi di Freud e di Le Bon con le scoperte del professor Ivan Pavlov a proposito dei riflessi condizionati. Così come il cane del professore sbavava all’udire il suono del campanellino, associato inconsciamente al cibo, il nuovo consumatore venne abituato ad associare ai prodotti reclamizzati un determinato sentimento. Nella pubblicità del biscotto, ad esempio, viene mostrata una famiglia felice, in una bella casa. Per il consumatore tale condizione, la felicità, è l’equivalente di quello che per il cane di Pavlov era il cibo, lo stimolo incondizionato, ovvero il suo bisogno primario. Il biscotto, associato all’immagine della felicità, è lo stimolo condizionato, quello che per il cane era il suono del campanellino. Quando poi il consumatore al momento di fare la spesa si troverà di fronte a quel particolare biscotto, entrerà in funzione il meccanismo di associazione, inconsciamente, e sarà portato a scegliere quel prodotto – riflesso condizionato – nello stesso modo in cui la salivazione del cane aumentava al suono del campanellino. E’ essenziale notare ancora una volta come su tale processo non influiscono le qualità intellettive del consumatore, dal momento che il tutto avviene a livello inconscio. L’associazione biscotto-felicità è ormai acquisita.
Associazione e ripetizione: la creazione del bisogno  - Il successo, indiscutibile, di tale meccanismo, è testimoniato dal fatto che ancora oggi le strategie promozionali ricalcano esattamente le modalità teorizzate da Edward Bernays: le pubblicità attualmente puntano inevitabilmente su concetti semplici che richiamano i bisogni primari di ogni persona: il successo, il senso di libertà, il sesso.
Per reclamizzare una pasta sigillante si mostra una ragazza nuda, un assorbente è associato ad una giovane donna che si lancia col paracadute, le macchine percorrono paesaggi suggestivi oppure si muovono eteree in paesaggi urbani “addomesticati”, mentre gli spaghetti sono sempre accompagnati da famiglie impeccabili e sorridenti che si amano, famiglie perfette. Quando poi il consumatore si reca nel supermercato e si trova davanti a quel sigillante, ecco che dentro di sé prova una strana sensazione piacevole, senza rendersi conto che la sua psiche nello stesso momento sta immaginando una bella donna nuda immersa in una vasca trasparente. Tutto questo, però, non sarebbe possibile senza la presenza di un altro fattore, egualmente importante e necessario: la ripetizione. Nella pubblicità, come nella propaganda, il messaggio va ripetuto più e più volte, perché, ed anche questo è ormai provato, la mente umana tende a considerare veritiere le informazioni ricevute più volte in diverse condizioni. All’ennesima ripetizione di un concetto, quest’ultimo sarà considerato vero in maniera automatica, e ciò è valido sia sul piano cosciente che a livello inconscio. Associazione, appello ai bisogni primari, ripetizione: questi, in sintesi, i fondamenti della manipolazione del pensiero

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mercoledì 21 dicembre 2011

Psicopatici e Potere di Carlo Brevi





















Ogni essere umano porta in sé una dote di pregi e di difetti, la sua anima è il risultato di una particolare alchimia in cui il bene e il male coesistono, creando un equilibrio che a seconda dei casi pende verso il primo o il secondo piatto della bilancia. In questo equilibrio, quello a cui per natura gli esseri umani tendono quando si ritrovano nella collettività è una coesistenza pacifica, poiché la coesistenza pacifica è quella che garantisce un maggior vantaggio al singolo. Si tratta di una questione pratica, prima ancora che morale: cooperare col prossimo porta vantaggi a tutti; ne beneficia il singolo, ne beneficia la collettività. Queste considerazioni, d’altra parte, parrebbero essere smentite da una semplice osservazione degli avvenimenti che caratterizzano la storia degli uomini da millenni a questa parte. Guerre, soprusi, saccheggi, odio ed intolleranza sono una costante nell’evolversi della civiltà umana. Una apparente contraddizione, quindi. Ma ad uno sguardo più attento, in seguito ad una analisi più approfondita delle vicende storiche, si può scoprire come nei secoli siano sempre stati gruppi di poche persone a determinare il corso degli eventi, gruppi di persone dotate di un particolare carisma o potere in grado di trascinare le folle e farle partecipi dei loro piani di dominio. La grande domanda che chi studia i processi del passato e del presente dovrebbe porsi è infatti la seguente: perché sono sempre i peggiori esponenti del genere umano che detengono il potere? Possono cambiare le forme di governo, la struttura della società, il livello di cultura o di ricchezza collettivo, ma saranno, in ogni caso, sempre i peggiori a comandare.
Persone che alla pacifica convivenza preferiscono la violenza perpetua, che spingono ed istigano le folle verso massacri distruttivi ed irrazionali. Persone apparentemente senza sentimenti, senza coscienza, pronte a scatenare guerre ed a sacrificare milioni di uomini per raggiungere i loro obiettivi.
Apparentemente senza sentimenti.
Apparentemente?
Questo è il vero cuore della questione.
 Esistono infatti persone che sono prive di quei sentimenti tipici degli esseri umani, sentimenti quali l’empatia, la capacità di provare pietà, l’istinto di protezione dei più deboli, la solidarietà. Sono sentimenti propriamente “umani”. Eppure, vi sono individui che questi sentimenti li ignorano del tutto. La psicologia moderna descrive questa condizione come un disturbo, e cataloga chi ne soffre all’interno della famiglia degli psicopatici. Ma quello che per la psicologia contemporanea viene catalogato come disturbo, all’interno della nostra società diviene un grande vantaggio. Grazie all’impossibilità di provare qualsiasi sentimento di compassione, privo di ogni remora morale, lo psicopatico infatti ha tutte le carte in regola per scalare i gradini della gerarchia sociale, una gerarchia strutturata in modo tale da favorire la salita di chi è privo di scrupoli.
Il dottor Kevin Barrett, nel suo Twilight of the Psychopaths, sintetizza :
Gli psicopatici hanno svolto un ruolo sproporzionato nello sviluppo della civiltà, perché si prestano più facilmente a mentire, uccidere, ingannare, rubare, torturare, manipolare e, in generale, infliggere grandi sofferenze ad altri esseri umani senza alcuna sensazione di rimorso, al fine di stabilire il proprio senso di sicurezza attraverso il dominio.[…]
Quando si comprende la vera natura dell’influenza dello psicopatico, che è privo di coscienza, emozioni, egoista, freddo calcolatore, e privo di qualsiasi morale o norme etiche, si inorridisce, ma allo stesso tempo tutto improvvisamente comincia ad avere un senso.
La nostra società è sempre più senz’anima perché le persone che la portano avanti e che danno l’esempio sono senz’anima – letteralmente essi non hanno alcuna coscienza.
Nel suo libro Political Ponerology, Andrej Lobaczewski spiega che gli psicopatici clinici beneficeranno dei vantaggi anche in modo non violento nel corso della loro scalata delle gerarchie sociali.
Questo avviene perché possono mentire senza rimorso (e senza la presenza di quella spia fisiologica dello stress che viene rilevata dai test con la macchina della verità), gli psicopatici possono sempre dire ciò che è necessario per ottenere ciò che vogliono. Gli psicopatici rappresentano un minoranza all’interno della società, ma hanno un grande vantaggio rispetto alla maggioranza. Consapevoli della loro diversità, la usano per manipolare chi li circonda e per arrivare a posizioni di dominio. Laggiù dove una persona mediamente onesta si fermerebbe, dinanzi a compromessi, patti con la propria coscienza, tradimenti, corruzioni, gli psicopatici avanzano senza esitare, e così arrivano senza ostacoli nelle stanze del potere. In questo modo succede che la civiltà umana nei secoli venga guidata dai suoi peggiori rappresentanti, mentre la massa ignara viene stimolata affinché esprima le sue potenzialità più distruttive. Ed in una società in cui i vertici dimostrano con il loro operato che è solo attraverso l’inganno e la furbizia che si può raggiungere il successo, le classi che compongono via via gli strati più bassi tenderanno ad imitare il comportamento di coloro che li precedono, portando la civiltà stessa alla inevitabile decadenza. Quello che occorre, oggi come non mai, è comprendere il meccanismo con il quale gli psicopatici riescono a soggiogare i loro simili, comprendere che sono persone che ragionano e sentono in maniera profondamente diversa dal resto dell’umanità, capaci di gesti ed azioni inimmaginabili per un uomo comune. Solo conoscendo il loro modo di operare, si può sperare di risvegliare l’umanità dall’incantesimo di cui attualmente è succube. Il vero problema è che la conoscenza della psicopatia e di come gli psicopatici governano il mondo è stato effettivamente nascosto. Le persone non hanno la benché minima conoscenza di cui avrebbero bisogno per compiere  un vero cambiamento dal basso verso l’alto.
Ancora e ancora, nel corso della storia si finisce per servire il nuovo capo, identico al vecchio capo.
Se c’è un lavoro che merita sforzi a tempo pieno e dedizione per il bene ultimo di aiutare l’umanità in questi tempi bui, è lo studio della psicopatia e la propagazione di tali informazioni in lungo e in largo e il più velocemente possibile.

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martedì 20 dicembre 2011

MAGIKAMENTE DI DOMENICO LISI (YOUCANPRINT)






















Una guida per conoscere l'anatomia sottile dell'essere umano e gli strumenti per la sua maturazione. Domenico Lisi è laureato in filosofia. Ha studiato naturopatia, floriterapia e ha lavorato con diversi insegnanti. La sua formazione lo ha maturato culturalmente, umanamente, energeticamente e spiritualmente. Uno dei suoi obiettivi è la liberazione dagli schemi mentali, dalle emozioni negative e dai condizionamenti boicottanti che addormentano la personalità impedendo la libertà e il fluire dell´energia vitale. Un altro obiettivo fondamentale è insegnare a consapevolizzare la Coscienza, ovvero a maturare l´Anima, fabbricare il Corpo di Luce e a riprendere il contatto con la Realtà Assoluta per l'individualizzazione della Coscienza Divina.


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lunedì 19 dicembre 2011

Neri! La storia mai raccontata della destra radicale, eversiva e terrorista di Mario Caparra e Gianluca Semproni (Newton Compton)























Fasci d'azione rivoluzionaria, Legione Nera e Lotta Fascista. Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale. Squadre d'azione Mussolini, Ordine Nero e Giustizieri d'Italia. MAR, NAR e Terza Posizione. Costruiamo l'Azione e Movimento Politico Occidentale. Naziskin e Ultras. Sono solo alcuni dei gruppi protagonisti dei molteplici percorsi eversivi animati dalla destra a partire dai tempi di Salò, quando sparuti gruppi di fascisti tentano di sabotare l'avanzata angloamericana. Una "resistenza" che continua attraverso i raggruppamenti clandestini di esuli della RSI che, attraverso la nascita dell'MSI, progettano la restaurazione del regime fascista. Dalle lotte per Trieste Italiana alle tentazioni golpiste degli anni Sessanta, dalle stragi di Stato allo spontaneismo armato, "Neri!" racconta idee, organizzazioni, uomini e azioni di chi ha vissuto radicalmente le proprie convinzioni politiche. Un excursus che, attraverso testimonianze dirette e documenti in parte inediti, riesce a raccontare senza reticenze quello che resta il volto più oscuro della storia italiana.


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domenica 18 dicembre 2011

I nuovi appuntamenti del 1° Mercatino di Natale della Solidarietà a Lecce






















Continuano con successo le attività di promozione sociale e di volontariato nell’ambito del 1° Mercatino della solidarietà che attualmente è in corso presso il Parco della Chiesetta Balsamo in via Pozzuolo a Lecce. Un momento fondamentale di cooperazione e confronto tra le associazioni salentine che ha come scopo, quello di promuovere l’attività e l’unità delle associazioni locali operanti nel campo del volontariato. Nell’ambito della manifestazione sono state previste una serie di incontri culturali e di attualità  a partire già da domani 19 dicembre 2011 con le previsioni astrologiche 2012 a cura di Loredana Ragosta presidente dell’associazione  “Cultura e Oltre” previste per le 17,30 presso la Chiesetta Balsamo, mentre per le 19,30 è previsto il teatro di Edoardo De Filippo a cura dell’ass. Sagrestia.
Per il giorno 20 dicembre 2011 è prevista una giornata  informativa a cura dell’Ordo Equestris Templi di Arcadia, Società operaia di Lecce, Ass. Apmar e Lilt, di grande spessore e valore presso la sala conferenze della Società Operaia di Lecce in corso Vittorio Emanuele. Il momento d’incontro è  diviso in due momenti. Dalle 16,00 alle 18,00 interverranno il Dr. Maurizio Muratore
(Specialista Reumatologo, Direttore U.O. di Reumatologia – P.O. “A. Galateo” di San Cesario di Lecce) su  Artrite Reumatoide: Il Punto Di Vista Clinico; la Dott.ssa Annalisa Sticchi (Psicologa) su Impatto Psicologico nelle Patologie Reumatiche; e la dott.ssa Antonella Celano (Presidente APMAR) su Artrite Reumatoide E Qualita’ Della Vita: il punto di vista del paziente.
Dalle 19,00 alle 20,00 ci sarà l’incontro su Ambiente e Prevenzione Tumori a cura della LILT con l’intervento del dr .Giuseppe Serravezza (Primario del Polo di Oncologia del Sud Salento, ripartito tra gli ospedali di Casarano e Gallipoli e Presidente LILT della Delegazione Provinciale di Lecce), il dott Gianluca Pasca (vice presidente dell’Ass. Kalos Manfredi Pasca).



I senza Dio. L’inchiesta sul Vaticano di Stefano Livadiotti (Bompiani)




















Le amicizie pericolose. I business inconfessabili. Gli accordi sotto banco con i partiti per spartirsi privilegi miliardari e spesso ai confini con la legalità. Tra loschi giochi correntizi, scandali e misfatti, la Chiesa è diventata come la politica. Ma addirittura più scopertamente ricca, spregiudicata e arrogante nel pretendere l'immunità per i suoi uomini, impegnati più a contendere agli onorevoli le comparsate nei talk show e nelle aule dei tribunali che sugli altari. Per questo, testimoniano i sondaggi più recenti, i credenti le hanno ormai voltato le spalle in tutto il mondo. Stefano Livadiotti racconta in un'inchiesta-choc tutta la verità su un mondo di potere tanto dorato quanto ipocrita e corrotto, che predica bene e razzola malissimo. Dove contano solo fama, denaro e carriera, i reati comuni sono all'ordine del giorno e i pedofili più incalliti vengono amorevolmente tutelati. Dove, all'ombra dei sacri palazzi imbottiti di microspie, si muovono faccendieri, mafiosi e agenti segreti. Dove s'intrecciano storie a base di traffici d'armi e morti misteriose, la carità è un optional, la verità un miracolo e il sesso si fa ma non si dice. Tutto con l'avallo del Papa? Comunque, nel più assoluto segreto, come in ogni lobby che si rispetti. E sempre, naturalmente, in nome di Dio.


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sabato 17 dicembre 2011

Il Club Bilderberg - 2ª EDIZIONE AGGIORNATA di Daniel Estulin























Il Club Bilderberg è l'organizzazione occulta che ha tra i suoi protagonisti molti personaggi della vita politica, economica e finanziaria italiana. Scopri chi governa veramente l'Italia... nella seconda edizione aggiornata di Il Club Bilderberg di Daniel Estulin. Il Club Bilderberg è il libro che racconta la vera storia del più potente e segreto organo decisionale del mondo, Il Club Bilderberg appunto. Dal 1954 e una sola volta all’anno, un gruppo ristretto di persone si ritrova per decidere segretamente il futuro politico ed economico dell’umanità. Nessun giornalista ha mai avuto accesso alle riunioni che fino a poco tempo fa si sono svolte presso l’Hotel Bilderberg, in una piccola cittadina olandese. Nessuna notizia è mai filtrata da quelle stanze, anche se – come dimostrano le pagine di questo libro – è durante questi incontri che vengono prese le decisioni più rilevanti per il futuro di tutti noi. Risultato di un’indagine serrata e pericolosa durata oltre 15 anni, l’impressionante inchiesta di Daniel Estulin svela per la prima volta quello che non era mai stato detto prima, rendendo noti i giochi di potere che si svolgono a nostra insaputa. Dalla privacy armata che la protegge, la classe dirigente globale detta legge su politica, economia e questioni militari.
La dettagliata opera di Estulin dimostra come il Club Bilderberg sia stato coinvolto nei maggiori misteri della storia recente, dal Piano Marshall allo scandalo Watergate, come da questa élite emergano le figure chiave dello scacchiere internazionale – presidenti USA, direttori di agenzie come CIA o FBI, vertici delle maggiori testate giornalistiche – e come da questi incontri nascano le linee guida della globalizzazione. Il Club Bilderberg, tradotto in 50 lingue e diffuso in oltre 70 Paesi, è diventato in poco tempo un bestseller internazionale, di cui è prevista a breve la versione cinematografica. Approfondimento: Mario Monti e il Club Bilderberg

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venerdì 16 dicembre 2011

La crociata del Natale parte da Lecce – Il mercatino della solidarietà con Arcadia





















L’inaugurazione del mercatino è prevista per il 17 dicembre 2011 ore 16,30 con la performance musicale del Maestro Prof. Maurizio Coppini Cavalieri e Templari, croci e armature, crociate del volontariato. Arcadia, i nuovi templari in difesa dei più deboli, e per loro, tramite le associazioni, si adopera anche in questo Natale. L'iniziativa, nuova e coinvolgente, riguarderà infatti tutte le associazioni interessate, purchè, naturalmente, rispetti criteri di adesione e lo spirito di partenza. La 1^ edizione del Mercatino di Natale della Solidarietà ha come scopo, quello di promuovere l’attività e l’unità delle associazioni locali operanti nel campo del volontariato. Questo mercatino, si svolgerà nel Parco della Chiesetta Balsamo dal 17 dicembre 2011 al 23 dicembre 2011, dal lunedì alla domenica, con orario di apertura 16.00 –21.00. Per poter partecipare è necessario essere una scuola, associazione, o ente senza scopo di lucro, ed operare nei servizi sociali e nella sanità, nel settore dell’emarginazione e dei paesi in via di sviluppo, nell’educazione e formazione, nella protezione civile, nel campo della difesa dell’ambiente, dell’assistenza ai disabili, agli anziani, a bambini e giovani, ambiti che dovranno essere opportunamente documentati.
L’illustrazione della manifestazione è stata donata dagli artisti salentini (autori Star Comics e Bonelli) Giuseppe De Luca e Ketty Formaggio

Le Associazioni che hanno aderito (alcune tra le tante) FONDAZIONE EMMANUEL, La SACRESTIA, DON NANNI, SENSAZIONI, HANDICAP E SOLIDARIETA’, IL MANTELLO DI S. MARTINO, LILT, AGOP, LE TESTE DI LEGNO, LA CASA DEL SORRISO, PROTEZIONE CIVILE DI COPERTINO E LEVERANO, CULTURA E OLTRE, LE VIE DELL’ACQUA
Le case editrici che hanno aderito. Besa Editrice, Kurumuny, Lupo editore


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