venerdì 13 febbraio 2015

I papi di Avignone - Un secolo in esilio di Edwin Mullins (Odoya). In uscita il 26 febbraio 2015



Per capire profondamente la natura del potere, la storia Medievale è un’utile cartina di tornasole. In particolare le motivazioni e i fatti che hanno accompagnato la cattività avignonese del papato mettono particolarmente a nudo le dinamiche del potere. Mullins si focalizza su due versanti: crescita del sobborgo di Avignone e monumenti ancora visitabili nella sede provvisoria del papato e fatti salienti (e sfiziosi) del periodo di “trasferta” della sede papale. Sette papi di cui due antipapi, cioè papi non eletti da procedure canoniche, si successero al soglio di Pietro in quel di Avignone. L’ultimo papa romano prima della cattività fu Bonifacio VIII, noto per la sua collocazione nell’inferno di Dante e per la bolla Unam Sanctam, che sanciva (o tentava di farlo!) la supremazia del potere spirituale su quello temporale. Benedetto Gaetani, ovvero Bonifacio VIII, aveva svariati nemici, tra questi il re francese Filippo IV e la famiglia Colonna, che contava due potenti cardinali: Giacomo e Pietro. Per il rischio di scomunica (una scomunica di fatto già scritta e allora piuttosto temibile) il re francese volle intimidire con l’umiliazione di Anagni papa Gaetani. Fu quindi facile per il bel sovrano, che aveva dimostrato che l’Italia non era un posto sicuro, promuovere una “propria” sede pontificia: Avignone. Il primo papa avignonese fu Clemente V, notoriamente un burattino nelle mani del re di Francia. Le figure dei papi avignonesi furono differenti tra loro e protagonisti anche di episodi edificanti, come la fondazione di svariate università, l’attacco al nepotismo (dei papi avignonesi precedenti) di Benedetto XII, la coltura di nuove vigne grazie all’amore di papa Giovanni XXII per il vino, la costruzione di palazzi meravigliosi e l’implemento delle opere caritatevoli, ma, di fatto, gli anni in cui la sede della Chiesa fu ad Avignone il potere temporale (difeso con la violenza) e soprattutto il vil denaro furono in cima alle preoccupazioni dei pontefici. Non a caso la cattività avignonese è stata anche definita “babilonese”: conti alla mano, Mullins spiega come i papi fecero allora letteralmente tesoro del potere del soglio di Pietro, tassando le stesse prebende che concedevano, vessando i francescani spirituali (che erano pauperisti per antonomasia) e distruggendo il potente e danaroso ordine dei templari per incamerarne i cospicui beni terreni. Non fu un caso neanche il fatto che due sommi poeti “politicizzati” come Dante e Petrarca fossero acerrimi nemici del papato avignonese. Insomma un testo che si legge d’un sorso, ricco di “gossip storici” e di riferimenti a un passato che ha effetto nel presente, almeno nella splendida città di Avignone.

Edwin Mullins è scrittore, giornalista e cineasta britannico. Dopo la laurea a Oxford ha collaborato con il Sunday Telegraph e il Daily Telegraph in qualità di corrispondente d’arte. Vive tra Londra e la Provenza. Tra i suoi numerosi libri di argomento religioso: Cluny e Il pellegrinaggio a Santiago de Compostela (Bruno Mondadori 2004). Ha già pubblicato per Odoya Camargue. Paesaggio dell’immaginario (2013).

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