domenica 28 agosto 2011

Ombre e misteri del nazismo magico nel “Corpo Mistico” di Stefano Donno (Lab di Giulio Perrone, Roma)

Il nazionalsocialismo è probabilmente uno dei frutti più incredibilmente malsani e devastanti che la nostra specie abbia mai concepito nella sua storia. Poche degenerazioni della politica umana hanno condotto un così vasto numero di persone alla morte, alla fame, al disastro. Ancora oggi nel nostro continente paghiamo le conseguenze per eventi accaduti sessanta anni fa. Il nazionalsocialismo e, nella fattispecie, la storia degli oscuri personaggi che sono gravitati attorno alla figura di Adolf Hitler, hanno da sempre richiamato l’attenzione degli storici e degli storyteller, raccontatori di storie per immagini e scrittura. La bibliografia è sterminata, tra gli esempi più conosciuti sono da annoverare gli autori che hanno trattato quel periodo affidandosi alla tecnica dell’ucronia, ovvero costruendo mondi paralleli in cui la Germania Nazista (per fare un solo esempio) ha vinto la Seconda Guerra Mondiale e ha esteso il suo dominio sul mondo, oppure non ha trovato un ostacolo efficace negli Stati Uniti D’America. Tre titoli su tutti per chi volesse approfondire: “La svastica sul sole”, di Philip K. Dick, “Il complotto contro l’America”, di Philip Roth, “Fatherland” di Robert Harris. Di recente, in Italia, due autori hanno affrontato quel periodo storico con ottimi esiti di scrittura. Giuseppe Genna, con il suo “Hitler”, ha scritto il primo vero romanzo sulla vita del dittatore del nazionalsocialismo; Enrico Brizzi, con “L’inattesa piega degli eventi” e “La nostra guerra”, ha calato il suo sguardo su un’ucronia italica, cioè fascista. L’opera “Corpo mistico” di Stefano Donno viene oggi pubblicata per i tipi di LAB di Giulio Perrone editore (collana “Gli Ulivi” diretta da Teresa Romano), una serie fortunata che conta al suo attivo più di centoventi titoli.
“Corpo Mistico” è un romanzo che si inserisce in una tradizione breve (nel tempo) eppure così ricca, ricavando un percorso originale e approfondendo una delle tematiche forse più oscure e radicali insite in quel movimento così terribile come il nazionalsocialismo, ovvero sia l’esoterismo e la magia. Anziché affidarsi allo stratagemma dell’ucronia, l’autore presenta due documenti storici, il diario di Padre Karl Von Liebenfels e l’epistolario del fratello con lo stesso, corredando il romanzo con un testo redatto dal ricercatore che per primo ha reso possibile la divulgazione di questi documenti così eccezionali.
Stefano Donno si occupa quindi della redazione e della cura di queste carte sconvolgenti, contenenti i pensieri di Von Liebenfels, un uomo attraversato da un profondo turbamento spirituale, condotto da dubbi profondi circa lo stato della sua fede religiosa, al contrasto con le istituzioni che lo circondano. La mancanza di fiducia nelle persone che dovrebbero essergli di supporto si unisce allo sconforto derivante dal non trovare negli altri lo stesso rigore morale e lo stesso ardore nella ricerca di un equilibrio spirituale limpido. La differenza tra un baratro di oscurità e un buco nero sta nel fatto che mentre il primo può essere illuminato dalla luce, la forza di attrazione del secondo è così terribile da risucchiare la luce stessa. L’animo di Von Liebenfels, come un oggetto stellare perduto, nel corso degli anni prende una direzione autonoma, scevra dal mondo, fino a incontrarsi con qualcosa di ancora più temibile e tremendo. Il fratello infatti è un collaboratore di Himmler, comandante delle SS e poi Ministro dell’Interno del Reich. Il progetto di cui si occupa Jorg Lanz Von Liebenfels coniuga il nazismo magico e esoterico agli studi per il superuomo e la costruzione di un’umanità ideale, composta da supersoldati capaci di comunicare attraverso il pensiero, compiere prodigi, levitare e occupare più luoghi contemporaneamente. Si possono immaginare quelli che saranno gli esiti di tali studi, soprattutto se confortati dalla reclusione in un castello fatto costruire secondo i dettami delle antiche culture celtiche al quale si aggiunge la figura di un guru, anch’egli realmente esistito, Gopi Yogananda, che inizierà il gruppo di prescelti alle tecniche di meditazione necessarie per il raggiungimento di tali stati della mente e del corpo. C’è un momento del romanzo in cui tutte queste forze confluiranno in esiti fuori dell’ordinario. L’autore, nei momenti cruciali, quasi come un regista noir, affida alle nostre capacità di immaginazione e deduzione il compito di desumere il quadro complessivo dalla somma dei particolari, facendo così affiorare nel lettore quel sentimento del ‘tremendo’ così caro ai romanzi gotici di fine ottocento.
La figura, realmente esistita, a cui si ispira il protagonista del romanzo, è quella di Adolf Lanz (Lanz von Liebenfels), monaco austriaco e fondatore della confraternita estremista di destra Ostara, influenzato dall’esoterismo e della cultura indiana. Adolf Lanz fondò un suo movimento religioso e, nel 1921, si trasferì a Monaco per estendere la sua ‘predicazione’. Fu proprio lì che venne a contatto con Adolf Hitler e con il nucleo del costituendo Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori, che adottò i principi di Ostara, nella necessità di ricollegare la propria fondazione a un credo ancestrale e ‘radicale’, che trovasse riferimenti nella storia del popolo germanico.
Stefano Donno, in “Corpo mistico”, presenta al lettore un filo rosso che lega i diversi tasselli di una storia che giunge fino ai giorni nostri, tramite una serie di allusioni e rimandi espliciti a eventi storici e personaggi realmente accaduti. Allo stesso modo con cui il Dracula di Bram Stoker restituisce una figura storica tramite testimonianze collaterali, in “Corpo Mistico” leggiamo di fatti realmente accaduti e documentabili, coi quali possiamo costruire una ‘nostra’ storia.
Ciò di cui dispone il lettore, al termine del romanzo, è un preludio a qualcosa di terribile che sta per accadere, un evento e una serie di rivelazioni che sovvertiranno il nostro modo di concepire la realtà e il rapporto psico-fisico tra gli umani. L’equilibrio di questa scrittura sta tutto nel costruire una dimensione parallela e ineffabile, coesistente alla storia e perfettamente plausibile, inscrivendosi in un solco già tracciato da autori della stessa generazione, oltre ai già citati Genna e Brizzi viene in mente Simone Sarasso, giovane autore edito da Marsilio, che ha approfondito con la stessa acribia e invenzione gli Anni di Piombo; una precisazione dovuta per fugare ogni dubbio critico dinanzi a tematiche revisioniste, cui “Corpo Mistico” non rischia di afferire, data la dichiarata natura di fiction-storico-documentale. Dopo la recente pubblicazione di “Dermica per versi” (Lietocolle) – già conferma di un personale percorso poetico – Stefano Donno ci dimostra di essere un affabulatore capace di scandagliare con compiutezza i turbamenti dell’animo umano. (Intervento di Luciano Pagano)

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